Intervista al prof. Dragan Mraovic* a cura di Andrea Turi
Dalle ultime dichiarazioni rilasciate da Belgrado, Pristina e Bruxelles sembra che la via che porta ad una normalizzazione nei rapporti tra Serbia e Kosovo sia stata imboccata e che l’accordo sia prossimo alla conclusione. Quali saranno gli scenari che apre questo accordo tra le due parti in causa?
Non si tratta di una via di normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo, che inoltre non si chiama Kosovo, ma Kosovo e Metohija oppure Kosmet (abbreviazione che io utilizzerò). Sottolineo questo, perché la metà del Kosmet è la provincia di Metohija il cui nome vuole dire: “proprietà dei monasteri serbi ortodossi”. Infatti, quella zona risulta sul catasto completamente di proprietà dei monasteri serbi sin dal primo Medioevo come pure grandi parti del Kosovo, l’altra metà della provincia serba Kosovo e Metohija (la provincia serba Kosovo è chiamata solamente Kosovo dai politici occidentali che non hanno alcun rispetto della sovranità serba perché anch’io potrei nominare Sicilia o Sardegna, ricordando le loro pretese secessioniste, senza nominare l’Italia oppure parlare del Tirolo invece dell’Alto Adige, ovviamente solo se fossi un Massimo D’Alema. Ma io amo e rispetto l’Italia e una tale idiozia non mi viene neppure in mente).
Dunque, la Serbia non può normalizzare i rapporti con sé stessa in quanto il Kosmet è parte integrante della Serbia anche secondo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 1244. Dato che la provincia serba è occupata dalla NATO, si cerca da parte di Bruxelles (in ruolo di marionetta americana) e di Washington e Berlino (i veri occupanti) di legalizzare la secessione del territorio serbo. Gli scenari sono diversi da quelli di cui parlaCatherine Margaret Ashton, Baronessa Ashton di Upholland, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione europea, “nobile” di basso calibro politico, in quanto lei esegue la politica del Grande Fratello e appoggia apertamente il suo beniamino Hashim Thaci – detto il “Serpente” per aver ucciso di mano propria almeno sei persone ed accusato della tratta degli organi dei serbi vivi – e continua a ricattare la Serbia e a chiedere il riconoscimento dello “staterello” albanese predato alla sua madre patria in cambio dell’adesione all’Ue. Sembra che tali ricatti s’avvicinino alla loro fine, perché la “trojka” serba composta dal presidente Tomislav Nikolic, dal primo ministro Ivica Dacic e il suo vice Alexander Vucic ha finalmente comunicato alla baronessa e al suo beniamino Thaci, proclamato terrorista nel 1988 dagli USA, che la Serbia non ha più spazio per ritirarsi e perciò non accetterà più alcun nuovo ricatto anche al costo di rinunciare all’adesione all’Ue (una loro dichiarazione fatta due giorni prima di quest’intervista). Bisogna tener presente che le cose cambiano velocemente e che io rispondo alle sue domande a metà marzo del 2013.
Comunque, gli scenari futuri potrebbero portare alla sospensione delle trattative perché la Serbia ha già concesso tutto il possibile, io penso anche oltre al possibile, a differenza degli schipetari del Kosmet (schipetara che usano ancora il passaporto serbo; insisto sul termine schipetari quando si parla del Kosmet perché tutti gli albanesi sono di etnia schipetara, ma solo quelli che vivono in Albania possono chiamarsi anche albanesi come cittadini dell’Albania mentre, quelli del Kosmet, sono cittadini della Serbia e appartengono alla minoranza linguistica della Serbia – dico linguistica per usare la furbizia italiana usata per i vostri italo-arb・eshë ai quali il governo italiano non ha mai pensato di dare quei diritti che gli schipetari hanno in Serbia e per questo non gli permettete neppure d’essere un etnia. Secondo me, il governo italiano ha ragione e precede in tal maniera gli abissi etnici che potrebbero aprirsi nel caso contrario).
Dunque, gli scenari a breve termine prospettano una posizione di stallo per molti dei prossimi anni almeno fino a quando non ci sarà un cambio delle condizioni geopolitiche nel mondo.
La situazione attuale di stallo non soddisferà né gli appetiti albanesi né le pretese serbe. Gli albanesi (quelli dell’Albania) e gli schipetari (quelli del Kosmet, della Macedonia e dell’Epiro) continueranno a seguire il loro sogno della Grande Albania mentre i serbi rimarranno in agguato per cogliere l’attimo propizio per far reintegrare la loro culla storica, la loro madre genetica, la loro Firenze, alla Serbia, l’unica legittima e legale proprietaria di quelle terre anche secondo l’ ONU.
La storia non finisce certo con laAshton; le soluzioni imposte dall’Eu e dagli Usa non saranno mai definitive. Ricordo che i serbi hanno liberato la regione del Kosmet nel 1912 dopo più di quattro secoli di occupazione ottomana. I miei figli conoscono la storia e sanno quale è il loro compito storico futuro. Se non ci riusciranno neppure loro tramanderanno il messaggio ai miei nipoti e così via sino alla nuova liberazione del Kosmet. Sono, perciò, possibili anche altre guerre nelle quali gli schipetari non hanno alcuna possibilità di vittoria senza l’appoggio della cavalleria americana che oggi si chiama NATO. Sono convinto che gli schipetari avranno prima o poi una scelta sola: reintegrarsi nello stato serbo così come avevano fatto durante la dinastia dei Nemanidi (fino al XV secolo) oppure nell’ex Jugoslavia con tutti i diritti di cittadini, dunque rinunciando ai loro metodi sanguinari di convivenza, oppure potranno tornare al loro paese madre, all’Albania attuale. Gli schipetari hanno un paese di riserva cioè l’Albania, mentre i serbi non hanno un altro paese serbo oltre la Serbia. Devono salvarlo o spariranno dalla Terra come gli antichi Chazar. La soluzione definitiva sarà quando gli schipetari e i serbi discuteranno o lotteranno (speriamo di no) liberamente senz’alcuna pressione straniera. Solo in tal caso potrebbero stabilire loro rapporti duraturi e convivere da buoni vicini.
Nonostante l’accordo venga presentato come un passo storico, si può parlare di una situazione in cui tra Serbia e Kosovo non ci sono vincitori ma solo sconfitti?
Non ci sono innanzitutto passi storici perché non ci sono personaggi storici in Europa. Ditemi un solo nome tra i politici occidentali che potrebbe essere considerato storico. Un Obama che non si vergogna del premio Nobel per la pace? Quel banchiere Van Rompuy? La Merkel? Ditemi un solo motivo perché questa gente di cattive intenzioni potrebbe passare alla storia. Loro passeranno all’oblìo non appena spariranno dalla scena politica, ma prima di farlo ci creeranno purtroppo tanti problemi. Loro sono capaci solo di complicare le cose perché solo così possono stare a galla, fare piccole carriere ignobili, avere ricchezze enormi rubate alla gente semplice che sgobba per loro in tutta l’Europa. Ripeto, non hanno buone intenzioni e per questo non possono mai diventare personaggi storici e senza personaggi storici non ci sono passi storici.
Perdere una battaglia non vuole dire essere sconfitti in una guerra. Forse gli schipetari si sentono vincitori dato l’appoggio occidentale di cui godono. I serbi non si considerano sconfitti perché la verità sull’aggressione della NATO contro la Serbia, nascosta al pubblico occidentale, non rivela alcuna vittoria militare degli atlantici. Non capisco perché Milosevic aveva accettato l’accordo di Kumanovo?! Io sono stato contrario.
I bombardamenti non davano più alcun risultato oltre l’uccisione arbitraria di donne, bambini e vecchi e oltre la distruzione di obiettivi civili come ponti, ospedali, scuole, asili. L’aggressione terrestre era impossibile perché in una battaglia terrestre di Kosara del Kosmet nel 1999, i 15 mila albanesi entrati dall’Albania con i loro istruttori delle forze speciali inglesi, appoggiati dall’aviazione NATO e dall’artiglieria di lunga distanza che sparava dal territorio dell’Albania (la quale così fece aggressione alla Serbia), hanno subito una sconfitta tremenda mentre le forze serbe sono rimaste quasi intatte. In una quella battaglia, a momenti combattuta corpo a corpo, gli albanesi e gli inglesi hanno perso 1.500 soldati mentre i serbi non hanno registrato morti, ma solo feriti. Si prevedeva che solo in prima settimana di eventuali battaglie terrestri la NATO avrebbe perso oltre cinquanta mila soldati (la NATO aveva già approntato a Cipro ventimila bare frigorifere per tenere i cadaveri dei propri soldati nascosti a lungo dall’opinione pubblica occidentale e dai genitori di quelli ragazzi morti per niente) mentre noi avremmo perso circa venticinquemila soldati (la proporzione è di solito 3 a 1, cioè tre attaccanti morti su un difensore, ma noi non abbiamo sottovalutato la NATO e avevamo previsto un rapporto di 2 a 1).
L’opinione pubblica occidentale non avrebbe potuto appoggiare più la NATO se questa avesse perso sul campo 50.000 giovani di varie nazioni occidentali in una settimana sola e la guerra sarebbe finita. I criminali di guerra che hanno aggredito la Serbia lo sapevano e perciò hanno spinto Milosevic, non so come, a firmare l’atto che sanciva, di fatto, l’occupazione del Kosmet da parte della NATO. Forse perché lui è stato un uomo filoamericano, parlava inglese, aveva studiato in America e non all’Università di Belgrado. Insomma, io l’accusavo d’essere un’ uomo americano. A dire la verità lui ha fatto fino al 1996 tutto su ordini e secondo il disegno americani. Ha rovinato la Repubblica Srpska, i serbi della Krajina della Croazia… Invece devo riconoscere che poi, durante i bombardamenti e durante il processo del Tribunale americano dell’Aia, prima d’esserci stato ucciso, ha salvato il suo onore e l’onore della nazione.
Un’analisi effettuata da Radio Internazionale di Serbia sostiene che la domanda sostanziale cui dovremmo sforzarci di dare una risposta non sia tanto se Belgrado e Pristina siano pronte o meno a scelte politiche coraggiose ma, piuttosto, se Bruxelles (Germania in testa) e Washington siano pronte a prendere la coraggiosa decisione di spingere le autorità di Pristina ad accettare il compromesso della prospettiva europea. Pristina, quindi, non sarebbe che una pedina da muovere sullo scacchiere balcanico. È d’accordo con questa affermazione?
La Radio internazionale di Serbia ha forse ragione. Gli schipetari ubbidiscono ciecamente all’occupante atlantico. I loro capi, proclamati nel 1998 terroristi dagli americani, Hashim Taci e Ramush Haradinaj, sanno benissimo che i servizi segreti atlantici potrebbero portarli subito alla sedia elettrica, se solo volessero, per i delitti che hanno compiuto anche personalmente e per le enormi ricchezze accumulate con traffici di droga e con la vendita dei cuori, delle reni, dei fegati estratti ai serbi presi vivi e sani. Ma non vogliono, perché questi mostri così ricattabili ubbidiscono e tengono sotto controllo le masse schipetare, mentre gli atlantici realizzano nel Kosmet i loro programmi di occupazione delle posizioni strategiche antirusse, poi sfruttano enormi risorse minerarie gratis, e controllano anche l’Ue alla quale comunque credono poco.
Non per caso la seconda base estera americana per la grandezza e per le armi sofisticate e soprattutto per gli impianti elettronici di spionaggio è Camp Bondsteel presso Urosevac nel Kosmet. Da quel punto eccezionalmente strategico spiano tranquilli non solo l’est europeo, la parte europea della Russia, ma anche tutta l’Europa. E guarda caso la zona del Bondsteel non è stata bombardata con i proiettili all’uranio impoverito come altre 122 posizioni nel Kosmet, in cui due terzi di questi proiettili cancerogeni sono stati lanciati nelle zone di responsabilità attuale dei carabinieri italiani. Pure questo fatto testimonia dei programmi precisi degli USA prima dell’aggressione contro la Serbia tra i quali da annoverare anche la costruzione di questa base militare americana in una zona sana per i loro soldati. Gli altri soldati appartenenti ai vari eserciti europei possono tranquillamente rimanere nelle zone infette da uranio impoverito e morire di cancro com’è già successo a tanti soldati italiani che hanno fatto le loro missioni nel Kosmet.
Gli schipetari non hanno una loro politica, ma solo un loro scopo: la Grande Albania. La politica del Kosmet la fanno gli USA e Berlino che dovrebbero andarsene via se dovessero favorire la parte serba. Loro preferiscono appoggiare il genocidio dei serbi nel Kosmet offrendo agli schipetari l’illusione della Grande Albania che rinunciare ai loro piani strategici, politici ed economici. Perciò loro non hanno alcun interesse a spingere Pristina a dialogare sul serio e il dialogo di cui parlano consiste sempre e solo nel pressare serbi a fare altre concessioni. Ma sembra che siamo arrivati alla fine di questo gioco. Noi non abbiamo più alcuno spazio per qualche manovra indietro perché dietro c’è rimasto solo l’abisso della nostra nazione e nessun politico serbo avrebbe il coraggio di portarci dentro perché dovrebbe essere lui per primo a buttarcisi giù.
Il premier serbo Dacic lo scorso 12 marzo ha affermato che “Pristina non è pronta ad abbandonare la propria posizione perché ha il supporto degli Stati Uniti”. Quali sono, ad oggi, gli interessi di Washington nella regione?
Il primo ministro serbo Dacic che conosco di persona da molti anni, come pure la maggioranza dei nostri ex politici e questi attuali, non ha inventato un buco nel vaso. Secondo me doveva dirlo molto prima. Si comporta, invece, in una maniera lunatica e io non ho troppe simpatie per il modo in cui conduce le trattative con Bruxelles. Un giorno dice una cosa, un giorno un’altra. D’altro canto sembra imitare le maniere di un piccolo Napoleone. Ma non ci sono piccoli o grandi Napoleone e lui non lo sa ancora. C’è stato e ci sarà un Napoleone solo.
Gli interessi di Washington sono enormi. Se non avesse combinato la distruzione dell’ex Jugoslavia, dopo la caduta del muro di Berlino a Washington avrebbe avuto una sola soluzione: Go home! Essendo gli statunitensi tra i principali promotori dei disordini balcanici e presentandosi come l’unica alternativa capace di risolvere i problemi che loro stessi hanno creato, si sono impossessati, da filibustieri, dei diritti e dei territori che non gli appartengono calpestando tutte le leggi internazionali e umiliando le Nazioni Unite.
La politica di Washington è stata ben spiegata a noi serbi da un ufficiale americano in servizio nel Kosmet: “Noi non siamo venuti qui a risolvere i vostri problemi, siamo venuti a crearli e ad amministrarli.” Washington controlla dal Kosmet anche l’Europa, l’unica vera possibile concorrente alla potenza americana sia sul piano tecnologico, sia industriale, sia economico, sia militare. Bisogna accerchiare la Russia e ridurla ai 50 milioni di abitanti rubandole il Mar Caspio e la Siberia, le due zone più ricche di energie e di minerali del mondo. L’altopiano del Kosmet è ideale per il lancio dei missili contro la Russia, ve lo potrebbe spiegare ogni sottoufficiale italiano. Inoltre si tratta anche di un interesse americano geostrategico quello di controllare le valli lungo i corsi dei fiumi Morava e Vardar, un tratto estremamente importante strategicamente che pure i nazisti tedeschi hanno voluto controllare occupando l’ex Jugoslavia e la Grecia.
Kosmet è la zona più ricca in Europa di acque e di minerali rarissimi che servono anche per i programmi spaziali. Installandosi nel Kosmet e appoggiando la separazione del Montenegro instaurandoci, poi, il regime mafioso di Djukanovic, gli USA avranno una nuova base militare navale a Bar, nell’ex Antivari di fronte a Bari, molto superiore alle basi della NATO di Taranto o di Napoli. A Bar ci sarà una base americana e non della NATO, perché gli americani hanno bisogno anche delle proprie basi per tener sotto controllo pure la NATO.
Fino a quale dettaglio programmano i loro fini economici politici e militari lo illustrerei con il seguente esempio. A 150 chilometri a sud da Belgrado c’è la città di Kragujevac dove si producevano macchine e camion FIAT. La stessa fabbrica produceva anche le armi militari, quelle da caccia e quelle sportive. negli anni novanta del secolo scorso, un anno prima di introdurre le sanzioni all’ex Jugoslavia, gli americani avevano investito, dopo altri investimenti precedenti, sette milioni di dollari in una linea di produzione di questa fabbrica la cui qualità è insuperabile nel mondo da oltre un secolo per quanto riguarda le carabine. Questa fabbrica sta nello stesso cortile della fabbrica di automobili e della fabbrica camion e della centrale d’energia cittadina. Gli aerei della NATO hanno raso al suolo le fabbriche FIAT di macchine e di camion, lasciando gli operai della città senza lavoro e senza la centrale d’energia, lasciando inoltre la città senza riscaldamento. A poche decine di metri dalla fabbrica dei camion c’è la fabbrica delle armi. Nemmeno un proiettile l’ha colpita. È rimasta intatta. Una fabbrica delle armi che la NATO non distrugge mentre devasta i fabbricati civili vicini! Immaginate chi è stato il primo, dopo la firma della pace, ad appropriarsi di questa fabbrica? Gli USA, ovviamente, anzi ci hanno fatto investimenti pochi mesi dopo la caduta di Milosevic.
Il Presidente Nikolic ha dichiarato, invece, che l’Unione europea rappresenta la prima opzione per Belgrado ma questa rimane soltanto una delle opzioni, non un obbligo. Pensa che il futuro della Serbia sia nella casa comune europea? In caso contrario, quali sono le altre opzioni sul tavolo per Belgrado?
Bella questa metafora “la prima opzione” ma quando mai abbiamo sposato il nostro primo amore. Forse proprio per questo lo ricordiamo perché se l’avessimo sposato…
L’Ue non aveva alternativa solo per il regime precedente filoatlantico dell’ex presidente Boris Tadic. Ma solo gli imbecilli non hanno un’alternativa.
Il presidente Nikolic dice semplicemente che l’Ue non è più l’unica, perché ci sono altri mondi, per esempio la Russia o quelli eurasiatici, Cina e India. Poi quelli latinoamericani. L’Ue rimane per noi una grande realtà con la quale vogliamo collaborare al massimo possibile. Ma non può più essere l’unica. La Serbia non deve essere un paese imprigionato dall’Ue. La Serbia dev’essere un paese del mondo.
L’Europa ci diventa troppo stretta. I ricatti sempre nuovi degli eurocrati di Bruxelles rovinano l’immagine della Vecchia Signora in Serbia, ma noi serbi sappiamo di appartenere al corpo europeo cristiano, alla grande cultura nata sui pilastri della Grecia antica e della Roma antica. Ciò non deve comunque impedirci di collaborare con i nostri fratelli russi, con la Cina con la quale abbiamo sempre avuto ottimi rapporti, con l’India in ascesa, con paesi africani, come l’Angola, e con quelli latinoamericani. Per poter farlo non vogliamo associarci nel senso politico – militare né all’Ue, né alla Russia, né all’Eurasia nascente. Per poter collaborare con tutti quando c’è un interesse di entrambe le parti, dobbiamo rimanere neutrali sul piano politico e militare. Il nostro parlamento ha votato la risoluzione di neutralità del paese. Secondo me, è la miglior soluzione che rispecchia il nostro profondo senso d’indipendenza da qualsiasi padrone e di vicinanza con qualsiasi nazione sul piano economico – culturale. I primi risultati sono già visibili. Dalla Russia abbiamo avuto già un investimento nelle ferrovie e nelle strutture energetiche che supera il miliardo di dollari. Putin ci ha già messo a disposizione altri dieci miliardi di dollari per i progetti futuri. La Cina sta costruendo un ponte nuovo sul Danubio e sta investendo nelle nostre autostrade. L’India è uno dei più grandi investitori in Serbia. Gli Emirati Arabi hanno firmato da poco grandi accordi economici con la Serbia tra i quali la costruzione di sistemi d’irrigazione nella provincia autonoma di Vojvodina ricca di acque e con le terre più fertili d’Europa.
Dall’Ue invece non arrivano che ricatti umilianti e pressioni affinché rinunciamo alla nostra culla storica nel Kosovo e Metohija. Ma non solo storica. Il 70% delle nostre riserve di carbone stanno in quella zona. Poi tanti altri minerali rarissimi e le riserve ingenti di piombo, zinco, oro e argento.
La Serbia, comunque, non farà mai parte dell’Ue così per come è strutturata oggi, né della NATO che ha compiuto crimini di guerra contro il mio popolo. Fare parte della NATO sarebbe un puro masochismo, mentre con l’Ue i patti sono chiari. L’Ue dice che alla fine del processo d’adesione della Serbia all’Ue noi serbi dovremo comunque riconoscere l’indipendenza della nostra provincia Kosmet. Noi serbi non riconosceremo mai la secessione illegale della nostra provincia fatta a mano armata della NATO. Il risultato di questo dilemma sarà che l’Ue non ci vorrà più oppure noi rinunceremo all’adesione. Dunque il nostro governo fa lo struzzo per quanto riguarda quanto detto sopra solo per non far arrabbiare troppo Bruxelles e Washington, mentre questi ultimi due fanno lo struzzo perché se ne fregano dei destini dei popoli, si preoccupano solo di star bene mentre sono vivi come Luigi XIV: “Dopo di me, il diluvio!” Fanno come lo struzzo per poter parlare di “grandi progressi” inesistenti e di loro grandi successi inventati per poter vivere ancora nell’opulenza. Come in quella favola del nuovo vestito del re. Tutti vedono che Bruxelles è nuda, ma…
L’unico modo per evitare una tale situazione sarebbe la trasformazione dell’Ue da un’unione delle nazioni telecomandate dagli eurocrati di Bruxelles, dai banchieri e dagli interessi americani, in un’Europa delle nazioni sovrane indipendenti dagli Usa, senza la NATO, con un Esercito europeo e con il pieno rispetto dell’identità e della sovranità delle nazioni di una tale Europa. Un’Europa che non deve dimenticare la Russia che sta anche nell’Europa non solo geograficamente, ma anche storicamente, culturalmente e che con le proprie risorse energetiche e minerarie può approvvigionare i paesi europei con l’energia per molti secoli futuri non dimenticando anche un nuovo grandissimo mercato. Io sono contrario all’Ue delle banche e del dominio di chiunque sia, Obama o Merkel, invece di un autogoverno delle nazioni europee. Ma voterei per un’Europa delle nazioni libera e orgogliosa. Anzi, mi assocerei a tale Europa come la stragrande parte dei serbi. Un’Ue di oggi non piace alla stragrande maggioranza dei serbi.
La Serbia non riconosce il Kosovo. Il Presidente Nikolic nel momento dell’insediamento ha lanciato l’avvertimento di essere pronto a lottare per il Kosmet. Sulla base di questo, le chiedo, come giudica il comportamento delle istituzioni serbe nell’affrontare il problema Kosovo?
Con l’ex regime di Boris Tadic le nostre istituzioni si sono comportate vergognosamente offendendo l’orgoglio serbo. Tadic è una persona filoamericana che ha troppi difetti personali, per esempio, troppe amanti e figli fuori matrimonio. Gli atlantici cercano tra di noi solo le persone che hanno qualche difetto per appoggiarle perché tali persone sono manovrabili. Tadic è un narciso che intendeva la posizione del Presidente dello Stato come una possibilità di promozione personale. Da professore di liceo che non si è affermato neppure in quel ruolo, grazie alla morte tragica dell’ex primo ministro serbo Zoran Djindjic, colse un vuoto nel Partito democratico per arrivare a galla tra le due correnti del partito in lotta. Dove due litigano… Poi si è trasformato velocemente in un “messia” tragicomico che dava consigli alla nazione su tutto: medicina, salute, meccanica, politica, geografia, allevamento delle mucche, sport… Parlava delle finanze del paese e degli investimenti industriali senza mai aver assaporato l’ambiente di lavoro serio delle finanze o delle fabbriche. Faceva ridere.
Ora le cose sono cambiate anche se una parte del governo è rimasta composta da elementi del governo precedente manovrato da Tadic (la corrente di Dacic, ex portavoce di Milosevic ora il primo ministro, poi quella di Dinkic ora il vice per gli affari finanziari, un beniamino americano che nel due mila aveva conquistato la Banca nazionale serba portando di persona una mitragliatrice in mano, che aveva rovinato le banche serbe e le istituzioni di controllo finanziario serbo che funzionavano molto bene all’epoca. Insomma uno da galera nei paesi democratici. A A causa del risultato delle ultime votazioni e delle pressioni atlantiche non si poteva attuare subito una svolta determinante nel formare il nuovo governo, ma si è fatto comunque un gran passo in avanti nei confronti del governo precedente. Grazie soprattutto al Presidente dello Stato Tomislav Nikolic e al vice Primo Ministro (in sostanza il vero Primo Ministro) Alexander Vucic. Ma nel corso dell’anno si prevedono nuove elezioni anticipate oppure una gran ricostruzione del governo per eliminare i resti atlantici che mettono ancora i bastoni tra le ruote serbe e per rinforzare ancora le posizioni di Nikolic e Vucic che godono in questo momento delle simpatie della maggioranza dei serbi.
Un sondaggio condotto da B92 TV sulle opinioni della popolazione serba ha messo in evidenza come il 63% degli intervistati abbia riconosciuto come il Kosovo sia in pratica un’entità indipendente da Belgrado. Questo dato riflette una scollatura tra istituzioni e opinione pubblica oppure anche nel panorama politico esiste una convinzione mascherata che la Serbia possa soltanto salvare le proprie posizioni in Serbia senza riottenere la sovranità sulla regione?
B92 TV non è una stazione credibile. Non diffonde notizie ma cerca di creare gli eventi su cui dare notizia. È stata fondata da Soros ed è finanziata da lui e dalle fonti americane per cambiare il codice mentale dei serbi. È generalmente odiata in Serbia. È un portavoce atlantico. La notizia di cui parla lei è stata diffusa da Politika, il quotìdiano di Belgrado privatizzato dagli austriaci. Comunque nelle indagini citate da voi si dice anche che il 65% dei serbi preferisce non rinunciare al Kosmet che aderire all’Ue. Voi sapete che le indagini si fanno per soddisfare chi le ha pagate. Ci sono altre indagini in Serbia, forse esagerate anche queste, che dicono che l’85% dei serbi non accetta la NATO e che due terzi sono contro l’adesione all’Ue. Poi secondo tutte le indagini, comprese pure quelle della B92 TV, il desiderio dell’aderenza dei serbi all’Ue è ai più bassi livelli storici, cioè la maggioranza dei serbi è contraria all’adesione all’Ue. Un referendum a favore dell’adesione all’Ue oggi non è possibile perché l’Ue non è più la prima alternativa dei serbi anche se il presidente Nikolic continua a sostenerlo per ragioni diplomatiche, cioè cerca di velare la verità per danneggiare il meno possibile la Serbia e salvarla da un eventuale vendetta degli eurocrati. Le ultime indagini hanno dimostrato che anche la maggioranza dei giovani la pensa così. Mentre facevo il professore, tre anni fa, tutti i miei allievi del liceo sono stati contrari all’adesione all’Ue. Si vede che neppure dopo dodici anni di tremenda propaganda filoatlantica i cervelli dei giovani serbi sono stati plagiati e gli atlantici non sono riusciti a cambiare il codice genetico serbo.
Ultima domanda: la situazione nel nord del Kosovo è nota a tutti. Ma come è quella delle altre enclavi serbe sul territorio? Pensa che, nel caso di un accordo Belgrado – Pristina, possa scoppiare il problema delle municipalità albanesi della valle di Presevo?
La situazione dei serbi è insostenibile e sarà sempre peggiore. Si sta un po’ meglio nel nord di Kosovska Mitrovica, mentre nelle enclavi a sud c’è un inferno. Ogni giorno attacchi contro i beni e le persone serbe.
Per esempio, il 24 febbraio, nel centro della città di Kosovska Mitrovica, alle ore 23.10, i terroristi schipetari hanno lanciato una bomba sul balcone dell’appartamento al primo piano di un cittadino serbo, a poche decine di metri dalla scuola elementare San Sava. Nei giorni precedenti erano state lanciate altre due bombe contro residenze di famiglie serbe, il 20 febbraio un minibus con gli allievi serbi del paese di Suvi Do è stato accolto da lanci di sassi mentre attraversava il paese Muagere, nel quale abitano gli albanesi; nel paese di Strpce sono stati malmenati un ragazzo e un bambino di nove anni, colpevoli di essere serbi; Petar Ivanovic, di Donja Bitinja, è finito in ospedale dopo essere stato picchiato perché non voleva cantare l’inno albanese. A Kosovska Mitrovica una macchina appartenente al serbo D. J. è stata data alle fiamme nella via di Lola Ribar. Un terrorista albanese ha mitragliato la pasticceria “Fornetti” nel quartiere residenziale serbo. A metà febbraio, da un palazzo dei quartieri albanesi di Kosovska Mitrovica è stata lanciata una granata e sono stati feriti altri due ragazzi serbi. Lunedì 4 febbraio, sempre a Kosovska Mitrovica, una bomba a mano è stata lanciata contro la finestra della stanza di due bambini serbi, Milica di dieci anni e Borivoje Vucetic di tre anni. Sono finiti in ospedale ma per fortuna sono sopravvissuti. Milica ha una scheggia nell’orecchio e una nel cranio e Borivoje è stato colpito al collo, al petto e al volto. Visini insanguinati. Tutta la stanza ricoperta di schegge della bomba. I bambini hanno avuto la fortuna di trovarsi in quell’istante dietro una grossa poltrona. Ora si trovano in un ospedale di Belgrado e dicono che vorrebbero vivere nel Kosovo e Metohija, ma che in quella casa non torneranno più per la paura.
Gli schipetari distruggono sistematicamente i cimiteri, le tombe (distrutte oltre 10.000 dalla pax americana del 1999 fino ad oggi). A metà gennaio di quest’anno sono stati distrutti di nuovo vari cimiteri serbi e centinaia di tombe sono state abbattute. Il monastero Alti Decani del XIII secolo, inserito nella lista dell’Unesco, è stato salvato il 7 febbraio – per la quarta volta dal 2001 – dalla distruzione dopo l’aggressione in massa degli albanesi soltanto grazie all’intervento deciso dei carabinieri italiani, addetti alla guardia del monastero. Insomma, le poche vestigia storiche serbe del medioevo ancora in piedi nel Kosovo e Metohija sono ancora salve solo grazie al contingente Kfor inviato dall’Italia. Le altre forze, quelle tedesche, americane, danno man forte e appoggio ai terroristi. In dodici anni d’occupazione, dopo migliaia di attacchi contro i serbi, nemmeno un delinquente schipetaro è stato arrestato e processato. Dopo che le operazioni di guerra della Nato si sono concluse, ossia dopo l’occupazione atlantica della ancestrale terra serba, è stato consentito ai terroristi albanesi di espellere dal Kosovo Metohija più di 250 mila serbi, ossia due terzi di quanti ce ne erano prima della guerra, e 30 mila altri di nazionalità non albanese.
Le milizie terroristiche schipetare hanno potuto anche saccheggiare, occupare o distruggere circa ottantamila case di proprietà dei cittadini serbi, e distruggere completamente centinaia di villaggi. Hanno abbattuto o danneggiato gravemente più di 110 chiese e monasteri serbo-ortodossi, di cui molti costruiti tra il XIII e il XV secolo. Hanno dissacrato molti cimiteri serbi e distrutto monumenti di importanza storica. Tutto ciò è accaduto sotto gli occhi della comunità internazionale, e senza che alcuno dei responsabili di questi atti terribili fosse mai identificato e arrestato. Oggi i 130mila serbi rimasti continuano a vivere chiusi in piccole e grandi enclave, privati di tutti i diritti umani, come la libertà di movimento, il diritto a lavorare e a godere i frutti del proprio lavoro, il diritto a disporre di condizioni normali di educazione e di assistenza sanitaria. E dopo tutto questo Bruxelles e Washington continuano a parlare dei “progressi” del narcostaterello di schipetari della provincia serba del Kosovo e Metohija. Creano un’immagine artificiale per l’opinione pubblica occidentale per non riconoscere il disastro della loro politica.
Non esiste la valle di Presevo. La geografia non conosce questo termine come pure non conosce il termine “Balcani occidentali”. Questa è un’invenzione meglio dire una truffa americana e schipetara per formulare un concetto geografico da mettere sulla bilancia antiserba come contrappeso del Kosmet, con l’intenzione finale di unire questa zona al Kosmet e separarla dal resto della Serbia seguendo la ricetta della secessione già compiuta della provincia serba. Si tratta dei comuni di Bujanovac e Presevo e qualcuno ci aggiunge anche il comune di Medvedja. La zona si chiamava e si chiama semplicemente il sud della Serbia oppure Poljanice (“Campi” in lingua serba perché ci sono campi fertili). Fino al 2000, fino all’arrivo della NATO nel Kosmet, il termine “la valle di Presevo” non esisteva nella geografia. Non esiste neppure ora fuori della terminologia degli occupanti NATO e della minoranza etnica schipetara. Gli schipetari di questa zona sono telecomandati da Pristina. Si fanno vivi precisamente nei momenti di trattative politiche o quando bisogna alleggerire la posizione del governo fantoccio di Pristina e per questi motivi sono pronti a provocare nuovo sangue con le ricette terroristiche già sperimentate ed approvate dagli atlantici.
Belgrado, il 18 marzo 2013.
* Dragan Mraovic: giornalista ed operatore economico serbo, dottore in Lingua e letteratura italiana ed in Lingua francese. Ex console jugoslavo in Italia, docente (Università di Bari) Contributi pubblicati in “Eurasia. Rivista di studi geopolitici”: Intervista (nr. 2/2006, pp. 197-211), Geopolitica recente, attuale e futura nei territori dell’ex Jugoslavia (nr. 1/2007, pp. 149-162).